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Autonomia del Veneto
Per l'attuazione dell'art. 116,
terzo comma, della Costituzione
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Il contenimento della spesa di funzionamento
Il contenimento della spesa di funzionamento
L’azione di un ente pubblico, come la Regione, deve mirare a realizzare principalmente due obiettivi: deve essere efficace, che significa raggiungere gli obiettivi prefissati, e deve essere efficiente, che vuol dire utilizzare al meglio le risorse a disposizione, cioè produrre risultati con il minor impiego di risorse. Questo deve valere a maggior ragione quando, si vogliono esercitare nuove funzioni pubbliche, come nel caso dell’autonomia differenziata.
La spesa di funzionamento, costituita dalla somma delle spese di personale e per l’acquisto di beni e servizi, è uno degli indicatori utili per valutare l’efficienza dell’operatività regionale.
La Regione Veneto registra la spesa di funzionamento più bassa tra le regioni a statuto ordinario, con un valore di 126,7 euro per abitante.

La bassa tassazione
La bassa tassazione
Un livello di tassazione ridotto, collegato a buoni standard di efficienza ed efficacia nella spesa, è indice di una gestione responsabile.
La Regione Veneto è tradizionalmente attenta a non aumentare il carico fiscale di individui e imprese. Infatti è la regione a statuto ordinario con la più bassa tassazione sulle persone fisiche, non applicando dal 2010 alcun aumento dell’addizionale regionale IRPEF, rispetto all’aliquota di base fissata dalla legge statale e destinata a finanziare la sanità. In tal modo lascia “nelle tasche” dei cittadini circa 800 milioni all’anno.
Il Veneto presenta un valore di gettito di manovra negativo (-1,7 milioni) in quanto, oltre a non applicare aumenti, ha introdotto un’agevolazione per i soggetti disabili.

Elevata qualità di Governo
Elevata qualità di Governo
La capacità amministrativa e di governo è un fattore importante per l’assunzione di nuove funzioni pubbliche.
L’European Quality of Government Index (EQI) è un indice calcolato dal Quality of Government (QoG) Institute dell’Università di Gothenburg, al fine di monitorare la percezione, da parte dei cittadini, della qualità di governo a livello territoriale.
Tra le regioni italiane a statuto ordinario, il Veneto registra il primato per qualità amministrativa valutata sulla base all’EQI (83% sopra la media delle regioni a statuto ordinario).

Elevata qualità nelle prestazioni di assistenza sanitaria
Elevata qualità nelle prestazioni di assistenza sanitaria
La sanità è la funzione regionale più importante: la relativa spesa costituisce circa il 75% del bilancio. E’ evidente quindi la rilevanza, per la performance complessiva, dei risultati ottenuti in questo settore, in termini di efficienza e ed efficacia.
Il Ministero dalla Salute verifica annualmente l’attuazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) in sanità da parte delle regioni. Si tratta di una “pagella” sulla qualità delle prestazioni sanitarie offerte ai cittadini.
Dal 2020 è entrato in vigore un nuovo sistema per la verifica dei LEA (Nuovo Sistema di Garanzia - NSG), che si basa su indicatori raggruppati in tre macro-aree (prevenzione collettiva e sanità pubblica, assistenza distrettuale, assistenza ospedaliera), ai quali è assegnato un punteggio.
Calcolando la media ponderata dei valori raggiunti nelle 3 macro-aree, il Veneto si posiziona al terzo posto con un valore di 90,2 (anno 2021).

L’equilibrio economico del settore sanitario
L’equilibrio economico del settore sanitario
La qualità del servizio sanitario veneto deve essere perseguita con l’equilibrio delle gestioni sanitarie: nel periodo dal 2011 al 2021, il Veneto è al primo posto tra le regioni a statuto ordinario per il numero di anni (11, come Umbria e Lombardia) con risultato positivo o nullo nei conti economici della sanità.
Inoltre sempre nel periodo 2011-2021, il Veneto ha conseguito il migliore risultato di esercizio cumulato tra le Regioni: +316 milioni.

E’ di 4 mila euro a testa il contributo netto del Veneto alla solidarietà finanziaria tra regioni
E’ di 4 mila euro a testa il contributo netto del Veneto alla solidarietà finanziaria tra regioni
La perequazione, o solidarietà finanziaria tra territori, è elemento fondante della Costituzione: l’art. 119 prevede l’attribuzione di un fondo perequativo a favore dei territori con minore capacità fiscale, cioè con minori entrate tributarie per abitante.
Il residuo fiscale è una misura della perequazione tra territori a più alto reddito e territori a più basso reddito.
Esso è la differenza tra le spese che il settore pubblico sostiene in un territorio regionale e le entrate pubbliche (tra cui i tributi) prelevate nello stesso: se la differenza è positiva, cioè se le spese effettuate sono maggiori dei tributi prelevati, il territorio regionale è beneficiario netto di risorse dall’intervento pubblico, grazie al contributo delle altre regioni; se la differenza è negativa il territorio regionale è contribuente netto a favore di altre regioni, come è il caso del Veneto.
Il contributo netto del Veneto in termini di solidarietà verso gli altri territori regionali è pari a circa 20 miliardi annui, cioè 4 mila euro per abitante, in media nel periodo 2016-2020. Tale contributo è pari al 12,3% del PIL del Veneto.

Il contributo del Veneto alla solidarietà finanziaria nel settore sanità è di circa 750 milioni all’anno
Il contributo del Veneto alla solidarietà finanziaria nel settore sanità è di circa 750 milioni all’anno
La sanità delle regioni è finanziata da tributi (IRAP e addizionale regionale IRPEF) e dalla compartecipazione regionale al IVA, che viene attribuita a ciascuna regione per differenza tra il fabbisogno di spesa sanitaria riconosciuto dallo Stato e il gettito dei due tributi.
Per questo meccanismo, la compartecipazione IVA non è attribuita in base a quanto “riscosso” o “maturato” nel territorio. L’IVA effettivamente attribuita può essere maggiore o minore di quanto riscosso o maturato nella regione per tener conto della solidarietà tra regioni. Una regione che, con il gettito dei propri tributi e dell’IVA, non riesce a finanziare il proprio fabbisogno sanitario, riceve maggiore IVA attribuita dallo stato, a carico delle regioni che invece hanno una situazione opposta, come il Veneto, che quindi contribuisce alla solidarietà tra regioni.
Il contributo del Veneto è rilevante ed ammonta in media (anni 2013-2019) a 749 milioni di euro.

Ogni cittadino veneto beneficia di una spesa pubblica inferiore alla media nazionale
Ogni cittadino veneto beneficia di una spesa pubblica inferiore alla media nazionale
Nel dibattito sull’autonomia differenziata un elemento spesso considerato è quello dell’attuale distribuzione della spesa pubblica nelle regioni.
Un dato oggettivo è che la stessa, misurata in termini pro capite, al netto della previdenza, è inferiore al Nord, e soprattutto nel Veneto, rispetto alle altre aree del Paese. In Veneto, la Pubblica Amministrazione (PA, cioè somma di Stato, regioni, enti locali ed altri entri pubblici) spende l’86% della media delle regioni a statuto ordinario, fatta pari a 100, cioè il 14% in meno; il solo Stato in Veneto spende l’83% della media RSO, quindi il 17% in meno.
La spesa per la previdenza è esclusa da queste elaborazioni perché la sua distribuzione non è una scelta della PA, bensì deriva dalla presenza della forza lavoro, in pensione, maggiore al Nord dove maggiore è l’occupazione ed il reddito. Non è quindi da considerarsi un “beneficio” per i cittadini, bensì un “corrispettivo” riferito ai contributi versati.

Concorso responsabile all’equilibrio dei conti pubblici
Concorso responsabile all’equilibrio dei conti pubblici
Nel dibattito sull’autonomia differenziata e sul federalismo fiscale spesso si afferma che le regioni dovrebbero essere chiamate a partecipare maggiormente al perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica, espressi principalmente dal saldo annuale di bilancio (saldo primario o indebitamento netto) e alla riduzione del debito.
Facciamo chiarezza: le regioni hanno responsabilmente concorso al risanamento dei conti pubblici in tutte le stagioni. L’accumularsi dal 2010 ad oggi delle manovre di finanza pubblica a loro carico ha condotto a raggiungere il picco nel 2019, con un concorso cumulato di 20,3 miliardi per le Regioni a statuto ordinario (per il Veneto di 1,7 miliardi); per il 2023 il concorso cumulato a carico della Regione Veneto è stimato in 567 milioni.
Il concorso si è realizzato con tagli ai trasferimenti statali e riduzione della crescita dei livelli tendenziali di spesa in materia sanitaria ed extrasanitaria.

Per una nuova finanza regionale, autonoma e responsabile
Per una nuova finanza regionale, autonoma e responsabile
L’art. 119 della Costituzione prevede per le regioni l’autonomia di entrata e di spesa, attraverso tributi regionali e compartecipazioni realmente legate al territorio. Il fondo perequativo (trasferimenti da Stato a regioni o tra regioni) deve essere l’unico intervento ordinario dello Stato necessario ad attribuire risorse alle regioni più povere.
Fino ad oggi questo principio costituzionale è stato applicato in maniera distorta. Ad esempio nella sanità (circa il 75% del bilancio regionale) il sistema vigente di finanziamento delle regioni prevede che lo Stato fissi annualmente il fabbisogno di spesa necessario e destini a questo scopo la maggior parte del gettito dei tributi regionali, dato da IRAP, addizionale regionale IRPEF e compartecipazione IVA, quale differenza quest’ultima tra il fabbisogno predeterminato e il gettito dei due tributi.
In tal modo, un aumento nel tempo del gettito di IRAP e add. reg. IRPEF destinati alla sanità, è compensato (e quindi annullato) da una corrispondente riduzione della compartecipazione IVA.
Questo sistema non attua l’autonomia finanziaria prevista dalla Costituzione, ma rende nei fatti gran parte delle entrate regionali dei trasferimenti dello Stato “mascherati”, che sono vietati dalla stessa Costituzione, salvo che per interventi speciali.
Inoltre esso rende nullo l’incentivo per le regioni ad attuare politiche che facciano crescere l’economia, e quindi i redditi e il gettito dei tributi o delle compartecipazioni. I positivi andamenti dell’economia, magari indotti da virtuose politiche delle stesse regioni, non possono dare nessuna crescita di risorse per le regioni stesse.
Se invece (per il periodo 2013-2025) fosse stato attuato, al contrario, un meccanismo di finanziamento per la sanità, e per il trasporto pubblico locale, più aderente al testo costituzionale, perciò meno dipendente dalle decisioni dello Stato, e connesso agli effettivi andamenti dell’economia e della dinamica dei tributi regionali, le regioni avrebbero ottenuto complessivamente 274,3 miliardi in più di quanto effettivamente ricevuto, ed avrebbero potuto sostenere e potenziare due settori altamente strategici per il Paese.