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Autonomia del Veneto

Per l'attuazione dell'art. 116,
terzo comma, della Costituzione

INTERVISTA DEL MINISTRO CALDEROLI AI QUOTIDIANI ATHESIS, “L’AUTONOMIA NON SPACCA IL PAESE”

29 gennaio 2024

“La potenzialità di acquisire più competenze è per ogni Regione. Certo, poi c'è chi ne chiederà 2-3 materie e chi 10. Ma oggi è comunque una risposta all’Italia, che è unita sulla carta ma oggettivamente non è unitaria”.

Sono dichiarazioni del Ministro per le autonomie regionali Calderoli, il padre del ddl per l’autonomia differenziata, con cui intende sottolineare come la riforma non dividerà il Paese. Fanno parte di un’intervista rilasciata a Giuseppe Spatola e pubblicata oggi dai quotidiani del Gruppo Athesis (Arena, pag.5, Direttore responsabile Massimo Mamoli). Il titolo è già chiaro: “L’autonomia differenziata unirà l’Italia. Per risolvere la questione settentrionale bisognerà sanare quella meridionale”.

Riguardo il rischio che il futuro sia rappresentato da una Paese di serie A e uno di serie B, Calderoli sottolinea che non lo crede né la pensa così, e aggiunge: “Vado oltre la questione Nord-Sud. Lungo la Penisola esistono differenze date da criteri oggettivi, morfologici, geografici, climatici. Penso alla Lombardia o al Veneto in cui abitano un numero di persone maggiore dell'Austria. Poi esistono Regioni che hanno metà abitanti della provincia di Brescia o Bergamo”.

Sollecitato da Spatola se intende dire che c’è differenza tra vivere nel Nordest o nelle regioni più a Sud, Calderoli risponde che nel testo è compreso un articolo dedicato esclusivamente alla perequazione infrastrutturale. “L’abbiamo studiato con il collega ministro Raffaele Fitto, che è pugliese non lombardo nè veneto – afferma -. La nostra intenzione è unificare tutte le risorse che ci sono nei vari Fondi di sviluppo e coesione a livello nazionale ed europeo. Verrà creato un unico Fondo per mettere tutti allo stesso livello di partenza”.

Una risposta dettagliata, il Ministro la fornisce anche per coloro che hanno perplessità sul fatto che i conti possano effettivamente sostenere il progetto: “Dico che non succederà nell’immediato. Con un'adeguata pianificazione i numeri sono chiari: ad esempio il fondo sviluppo per il settennato 2014-2020 di 126 miliardi. Dieci sono stati usati per il Covid, 33 utilizzati, 83 tra mancata spesa e impegno Stato o Regioni rimasti nel cassetto. Nel settennato 2020-27 ce ne sono 125 da impegnare, tra nazionali ed europei, ai quali aggiungere quelli del Pnrr. Questi sono i numeri certi con l'80% dei Fondi nazionali e il 70 di quelli europei destinati al Sud, mentre il 60% del Por (Programmi operativi regionali) al Centro- Nord. I conti dicono quindi che se sommiamo queste risorse si avranno più di 400 miliardi”.

Calderoli conferma ai quotidiani Athesis che non ha dubbi sul fatto l’idea di autonomia rappresenta una soluzione. “Vivo un paradosso: quando sono entrato in politica volevo trovare una soluzione per la questione settentrionale – dice -. Alla fine mi è toccato affrontare quella meridionale, irrisolta da sempre. E comunque vorrei ricordare che delle 15 Regioni a statuto ordinario tutte tranne l'Abruzzo hanno chiesto l'autonomia differenziata. Fondamentale è definire i Lep (Livelli essenziali delle prestazioni), i diritti civili e sociali che spettano a ogni italiano in cambio delle tasse che paga, per me è fondamentale. Diritti fondamentali che senza parametri di riferimento nessun cittadino può rivendicare”.

La grande spinta verso il percorso autonomista è stata sostenuta anche dal referendum consultivo del 2017 con cui i Veneti si sono pronunciati favore in modo plebiscitario. Alla domanda del cronista su quanto quell’idea della consultazione iniziale (un referendum coinvolse anche la Lombardia) sia ancora rappresentata dal testo votato a Palazzo Madama, il Ministro non si sottrae. “Questa è una legge che descrive il percorso che poi diverrà attuale con le intese regionali da votare a maggioranza assoluta come previsto dalla Costituzione. Abbiamo fatto un primo gradino per capire cosa si vuole andare a fare”. 

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